Equilibrio è possedere la giusta quantità, non troppo né troppo poco, di qualsiasi qualità, che porta all’armonia e all’uniformità.
In natura, tutto tende all’equilibrio. Così è anche per i vini marchigiani.
È ritenuto luogo comune pensare che il segreto della vita stia nell’equilibrio e, come tutti i luoghi comuni, ha un fondo di verità. Nel mondo ideale ci dovrebbe essere equilibrio in tutto il quotidiano, nella dieta così come nell’amore, nella spensieratezza e nella serietà. Ecco, le Marche rappresentano perfettamente questo centro di gravità (permanente), a partire dal carattere ospitale ma riservato dei suoi abitanti fino alla geografia del territorio: il paesaggio è ondulato e collinare, mentre la montagna degrada dolcemente verso il mare pescoso. Il panorama è costellato da appezzamenti dove si coltivano il grano, l’orzo, il frumento, ma anche la frutta e, naturalmente, la vite.
Grazie ad una superficie vitata che copre l’85% delle sue colline, esistono più di 200 varietà di vini delle Marche, ma i più diffusi sono senz’altro il Sangiovese ed il Montepulciano per i vini rossi, il Verdicchio ed il Trebbiano per i vini bianchi. Anche in questo caso, equilibrio è la parola d’ordine: di tutta la produzione enologica regionale, il 50% è rappresentato da vini rossi e vini rosati, mentre l’altro 50% è dai vini bianchi.
La superiorità del Rosso Piceno
Nonostante la qualità dei vini marchigiani non sia sempre altissima (questo perché la produzione è destinata prevalentemente al consumo familiare), anche nelle Marche si contano diverse eccellenze enologiche. Basti pensare al vino rosso marchigiano per eccellenza, il Rosso Piceno, una DOC riconosciuta tale nel 1968, ma la cui storia risale a prima dell’arrivo dei Romani. Frutto di un uvaggio di Sangiovese e Montepulciano in diverse percentuali, viene prodotto tra le provincie di Ancona, Macerata e Ascoli Piceno, in un territorio che spazia dall’entroterra e scende fino all’Adriatico. Di colore rosso rubino, è asciutto e non troppo tannico ed ha un sapore fruttato, con inconfondibili sentori di prugna. Ne esiste anche una versione Superiore la cui produzione è limitata a 13 comuni della provincia di Ascoli. Rispetto alla versione base, i sapori sono più marcati, così come il colore, più granato che rubino, e il profumo tende più alla confettura, risultando persistente e corposo.Volendo pensare a ideali matrimoni gastronomici coi piatti locali per i vini che andremo a scoprire, possiamo senz’altro affermare che il Rosso Piceno, per il suo grande corpo, si adatta a piatti di carne rossa, al forno e alla brace.
Dai monti al mare: i vini prodotti sul Monte Conero
Sempre tra i rossi, non possiamo non citare il “fresco” di nomina Esino, DOC dal 1995, e il Lacrima di Morro d’Alba, che nella cucina delle Marche si sposa perfettamente con l’oca arrosto e il pollo in potacchio. Ma c’è anche di più: il Rosso Conero Riserva, DOCG dal 1967. Prodotto con uve coltivate esclusivamente sulle dorsali del Monte Conero che si affacciano sull’Adriatico, nella provincia di Ancona, è un uvaggio di Montepulciano almeno all’85% e Sangiovese al 15%. Aromatico e fruttato, è di colore rubino con sfumature tendente al viola. Un lungo invecchiamento è destinato a smorzare la spiccata tannicità iniziale grazie a una morbidezza vinosa. A tavola, il Rosso Conero ben si abbina alle pappardelle al sugo di lepre o di papera, ma soprattutto ai vincisgrassi, la lasagna simbolo della cucina marchigiana.
Verdicchio, tesoro di Jesi
Passando ai vini marchigiani bianchi, uno dei più importanti è il Verdicchio dei Castelli di Jesi, un bianco DOC che, per fregiarsi di tale nome, deve essere prodotto con una percentuale minima di Verdicchio dell’85%. Complessa è la definizione del terreno di produzione, compreso tra le province di Ancona e Macerata, che danno origine alla versione base e Classico. È un vino strutturato, corposo ed elegante, di colore giallo paglierino e riflessi verdi che gli sono valsi il nome. Il profumo è fresco e fragrante, mentre il gusto tende al fruttato con distanti sentori agrumati. Classico, il finale di mandorla amara. Bisogna sottolineare come il terreno dove viene coltivato il Verdicchio giochi un ruolo fondamentale: quello della vallata a sinistra del fiume Esino, che produce la versione Classica, ha note minerali nettamente più spiccate rispetto al vino prodotto nella vallata opposta, che invece è più sapido. In cucina, il Verdicchio si abbina perfettamente ai tipici cascioni con formaggio di fossa.
I vini bianchi delle Marche: equilibrio nella varietà
Tra i vini bianchi delle Marche più importanti troviamo anche un altro Verdicchio, quello di Matelica, ideale da gustare con un classico della cucina marchigiana come i maccheroncini di Campofilone in brodo di cappone. Questo vino esiste anche in versione passito e spumante. Ci sono poi la Vernaccia di Serrapetrona, in versione classica e spumantizzata, quest’ultima sublime da sorseggiare con il tipico dessert marchigiano, il frustingo (o bostrengo). Si tratta di un dolce a base di pane o riso ammollato, con mele, fichi secchi, noci, mandorle e cacao. Come dimenticare poi il Pecorino di Offida, da bere con l’ormai quasi mitico brodetto alla san benedettese! Al Bianchello del Metauro, che ben si abbina al celebre prosciutto crudo di Carpegna, si affiancano poi le varianti bianche dei colli Pesaresi e Maceratesi.
Falerio, il meglio dei colli ascolani
Impossibile infine non citare un’altra eccellenza tra i vini marchigiani bianchi, il Falerio dei Colli Ascolani, che prende il nome della città di epoca romana chiamata Faleria, oggi nota come Falerone.Insignito del titolo DOC nel 1975, viene prodotto nel territorio della provincia di Ascoli Piceno con uve coltivate non sopra i 700 metri sul livello del mare. Nel 1997 la DOC viene modificata per aggiungere al Trebbiano gli uvaggi di due vitigni di grande importanza, la Passerina e il Pecorino, che concorrono alla produzione del Falerio per circa ¼ ciascuno. Dal gusto acidulo, sapido e secco, il Falerio ha un colore giallo piuttosto attenuato, trasparente e cristallino, con riflessi verdi. Al naso è tenue, con profumi vicini alla mela verde, mentre in bocca è piacevole e fresco. Una maggior presenza di Passerina determina una diminuzione della freschezza in favore dell’aromaticità. Ci piace segnalare che è questo il vino perfetto da abbinare alle famose olive all’ascolana.
Equilibrio e varietà dei vini delle Marche: una tesi dimostrata?
Avete notato che gran varietà di tipologie di vini marchigiani esiste? E quanto numerosi sono gli abbinamenti gastronomici? È come se rispecchiassero il bilanciamento della terra d’origine di questi vini, dimostrando così, seppur empiricamente, il presupposto iniziale per il quale l’equilibrio è la chiave di tutto. O se non altro, di una buona tavola.