Vi siete mai domandati quando abbiamo iniziato a imbottigliare il vino? E prima, come veniva conservato? Quando si è arrivati al vetro, ma soprattutto: come si è arrivati ad avere diverse tipologie di bottiglie per vino?
L’alba della bottiglia di vino come la conosciamo, risale ai primi del Settecento. Certo, la forma e il materiale erano molto diversi: contenitori di forma rotonda, simili a otri, potevano essere di cuoio per consentire un trasporto più sicuro. Le prime tracce delle bottiglie soffiate si hanno dopo circa vent’anni, in Francia, anche se la forma era più che altro tondeggiante. Fu qui che il vetro divenne il materiale prescelto per contenere il vino. Con il tempo, le forme si allungarono e raffinarono, finché non iniziò la produzione industriale alla fine del 1800, con una netta differenziazione dei tipi di bottiglie per vino.
Perché il vetro?
Ma perché il vetro ha vinto la battaglia come miglior materiale per la conservazione del vino? Per quanto banale possa sembrare la risposta, vale la pena ribadirne le due motivazioni principali.
- Il vetro mantiene inalterato il gusto del vino. Solo questo basterebbe. La sua inalterabilità e versatilità lo rendono il contenitore perfetto per un prodotto delicato come il vino. Con l’aggiunta di determinati elementi, è possibile creare vetri con differenti colorazioni e proprietà per diverse applicazioni.
- Il vetro è riciclabile. È verde. Green, sostenibile. Offre una seconda vita a un materiale preservando l’ambiente, riducendo la quantità di rifiuti da smaltire e spinge l’economia circolare, reimmettendo il vetro nel circolo produttivo.
Naturalmente, esistono numerose altre ragioni per cui il vetro è la scelta adatta a contenere il vino. Basti pensare al fattore salute, in quanto il vetro funge da barriera naturale opponendosi alle infiltrazioni di microbi, mantenendo sano il prodotto al suo interno. Per farlo, è necessario limitare al massimo il passaggio della luce che potrebbe danneggiare il vino contenuto, in quanto la luce ne altererebbe le caratteristiche.
Bottiglie per vino: un nome per ogni cosa
Una bottiglia, per semplice che possa sembrare, è comunque divisa in parti ben precise, ognuna con un nome. Il fondo si chiama base, mentre il fusto è chiamato corpo; il punto in cui il corpo si piega a formare il collo, si chiama spalla. Infine, la parte leggermente allargata a contatto con il tappo si definisce anello. Inoltre, ci sono diversi tipi di bottiglie da vino, e quasi ogni vino ha la sua bottiglia tipica. Si distinguono per dimensioni, spessore del vetro, spalla, forma e base.
Il motivo che spinge un’azienda a scegliere una bottiglia piuttosto che un’altra è duplice. Innanzitutto, dipende dal vino che deve contenere: bianco o rosso, giovane o da affinamento, liquoroso o mosso. Questo determinerà la forma e soprattutto il colore del vetro. Per quanto riguarda la forma, si può dire che generalmente le bottiglie di bianco sono più strette, alte, affusolate, di colore trasparente o al massimo verde chiaro. L’assenza della spalla ne fa una bottiglia adatta a vini che non formano depositi. Al contrario, le bottiglie di rosso tendono a essere più tozze e panciute, di colore scuro che favorisce l’invecchiamento e la conservazione.
Un’altra considerazione da fare in merito al tipo di bottiglia da scegliere è anche il metodo di stoccaggio, conservazione e trasporto. Si tratta di una necessità che cede senz’altro il passo a motivazioni più nobili e indissolubilmente legate al prodotto. Ciò non di meno, è un fattore da considerare.
Tipi di bottiglie da vino
Il modello più diffuso in commercio è la bottiglia bordolese, proveniente dalla zona di Bordeaux. Solitamente scura per i vini rossi e trasparente o verde chiara per i bianchi, è LA bottiglia di vino.
La bottiglia albeisa è tipica del Piemonte e prende il nome dalla città di Alba, nella zona delle Langhe. Scura, per favorire l’invecchiamento, venne introdotta nel Settecento dai produttori della zona per differenziare i propri vini.
Il suo corrispettivo nobile è senz’altro la borgognotta, simile ma con spalla più bassa e corpo più panciuto. Di colore verde, è utilizzata per i grandi vini della Borgogna.
La champagnotta, come suggerisce il nome, è dedicata agli champagne e ai vini spumanti. La forma è molto simile alla borgognotta, ma è assai più rigonfia nella parte centrale, dovendo sopportare abitualmente una pressione interna di 7/8 atmosfere.
La bottiglia renana è un classico da vino bianco. Slanciata, nobile, solitamente di colore verde, prende il nome dalla zona di produzione del vino del Reno. Si differenzia dalla versione alsaziana perché più alta e affusolata.
La bottiglia chiamata porto, neanche a dirlo, è usata per i vini liquorosi spagnoli come appunto il porto o lo sherry. Presenta tonalità diverse che vanno dal verde al marrone e ha una spalla piuttosto pronunciata.
Per gli italiani, l’anfora sta al verdicchio come per i francesi sta ai vini della Provenza. Può anche essere destinata alla conservazione dell’olio. Ha una base pronunciata con un corpo sagomato, una spalla assai inclinata e un collo corto.
Maxi formati delle bottiglie di vino
Tra i diversi tipi di bottiglie per vino, vale la pena parlare anche della suddivisione in base alla capacità della bottiglia. Lo standard che conosciamo tutti è denominato “bottiglia” (bouteille in francese) e contiene 0,75 cl di prodotto.
Esiste anche un formato più piccolo, denominato demi-bouteille, che contiene 0,375 cl di vino. Più rare sono le bottiglie da 1 litro, mentre molto più comuni le cosiddette Magnum, della capacità di 1,5 lt, a cui segue l’imponente Jeroboam (3 lt).
Esistono anche diversi tagli superiori, che vanno dal Mathusalem da 6 litri al Balthazar, che ne contiene il doppio (12 lt).