La traduzione letterale di fine wine è “vino buono”, una definizione abbastanza ambigua, dato che sappiamo bene quanti vini buoni esistano al mondo e che non ricadono necessariamente in questa categoria. I fine wine sono diventati, specialmente negli ultimi anni, qualcosa di più di una “buona bottiglia”: vediamo quali sono le caratteristiche che devono avere per definirsi tali.

Cosa sono i fine wine

A un primo approccio, potrebbe sembrare che i fine wine siano quelli che costano tanto. Il che è vero, ma non si tratta solo di una definizione economica. I fine wine sono bottiglie pregiate, rare, quelle che si trovano nei libri di storia (ma oggi possiamo ancora parlare di libri?) come capisaldi dell’enologia.

Un’altra definizione, incompleta ma che può dare un’idea, è “vini da collezione”, intesi come bottiglie che prima o poi verranno bevute, non quelle da esposizione destinate a rimanere sulle mensole dei grandi ristoranti! Un’ultima, imprescindibile caratteristica che devono avere i fine wine è la longevità: come vedremo più avanti, spesso si tratta di fare degli investimenti che durino nel tempo e un prodotto delicato come il vino deve poter necessariamente sopravvivere a lungo per poter valere ciò che lo si paga.

Il mercato dei fine wine

L’accesso al mercato dei fine wine è piuttosto esclusivo e prevede una robusta disponibilità economica con cui il compratore acquista un “valore” legato (anche) al nome ed alla reputazione del marchio; sono queste le discriminanti che in fase di acquisto diventano importanti quanto la qualità intrinseca del prodotto.

Qui intervengono fattori esterni come i ranking mondiali, che aggiungono prestigio al vino, e il mercato secondario dei collezionisti, quale si entra a far parte di un circolo esclusivo.

Quanto costano i fine wine

Il mercato dei fine wine è sostanzialmente un mercato di nicchia a livello generale (solo il 7% dei consumatori in America), ma copre diverse fasce di prezzo: quella che va dai 30 ai 150 € (o dollari, se consideriamo il mercato statunitense), che rappresenta un lusso abbordabile quasi quotidianamente – pur restando, appunto, un lusso.

La seconda fascia, quella dai 150 € ai 500 €, è quella delle occasioni speciali: un compleanno importante, la nascita di un figlio, un anniversario, ecc. La terza fascia va dai 500 € in su e rappresenta un vero e proprio investimento. In questo caso l’acquisto viene spesso fatto prima che il vino sia pronto da mettere in commercio: la definizione è en primeur, cioè vini che vengono venduti durante l’affinamento. Sappiamo infatti che sono diversi i prodotti che, per vantare un certo nome, devono riposare per un numero ben preciso di anni.

Una delle opzioni d’acquisto per l’investimento nei fine wine è quella delle aste, che le bottiglie siano en primeur o già in commercio. In questo caso il vino diventa un bene rifugio che ben resiste ai colpi di crisi e inflazione: è un mercato che cresce a ritmi esponenziali, sia come risposta appunto a tempi incerti, in cui investire è sempre più complesso, sia per l’accresciuto interesse del settore dovuti principalmente agli anni di pandemia. È ormai noto che la permanenza forzata in casa durante gli anni del COVID ha determinato non solo un aumento impressionante del consumo di vino, ma anche della competenza dei consumatori, anche non di settore.

Il motivo per cui i fine wine sono protetti dalle fluttuazioni dei mercati tradizionali è da ricercarsi nel rapporto che questi vini hanno con il mondo commerciale: sono più distaccati da quello generalista, relazionandosi invece con la value proposition, una percezione del valore data da tutti gli elementi che abbiamo nominato in precedenza. Il mercato riconosce come fine wine quei vini di alta qualità che sono riusciti a catturare l’attenzione dei big spender e della stampa internazionale, il tutto ammantato da una preziosa aura di rarità.