Si è conclusa la 55° edizione di Vinitaly 2023, andato in scena a Verona dal 2 al 5 aprile scorsi: l’occasione più importante sul territorio italiano per scoprire in anteprima le nuove annate e i futuri trend del mondo del vino.

Un bilancio estremamente positivo, quello di Vinitaly 2023: 4.000 espositori provenienti da 30 paesi; 93.000 le presenze, di cui almeno 30.000 stranieri, un numero finalmente pre-Covid che ha visto anche il ritorno di buyer (soprattutto USA e Cina) e operatori stranieri. Nella top five delle provenienze, gli Stati Uniti staccano nettamente la Germania. Terzo rimane il Regno Unito, mentre la Cina torna in quarta posizione, scavalcando il Canada.

La politica al Vinitaly 2023

Ma questa edizione di Vinitaly 2023 ha visto anche un parterre politico particolarmente numeroso: la presenza massiccia del Governo è stato un segnale di attenzione per il mondo enologico, che ha apportato un contributo di promesse e impegni, sostegno alle aziende e progetti, come mostre d’arte strettamente legate al mondo del vino. Lo ha sintetizzato il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni: “Il settore agroalimentare e quello del vino rappresentano la perfetta sintesi tra economia, lavoro, salute, cultura, storia e ambiente.”

Le etichette europee

Uno degli argomenti caldi di cui si è discusso a Vinitaly 2023 e in cui la politica ha appunto fatto capolino, è senz’altro l’etichettatura del vino e le richieste che l’Unione Europea e alcuni stati membri stanno facendo. Per fare chiarezza: uno dei punti fermi dell’Unione Europea è la libera circolazione delle merci. Se la commissione dell’Unione Europea decide che è corretto scrivere sulle etichette degli alcolici (superalcolici in primis e poi anche vino e birra) che è pericoloso eccedere nel consumo, è necessario che tutti gli stati dell’Unione seguano questa regola. Lo stesso dicasi per la lista degli ingredienti: non possono e non dovrebbero esserci uno o più stati che decidono in autonomia – questa, in sintesi, la discussione in corso a livello politico e il punto di vista dell’azienda Frescobaldi.

Tendenze a Vinitaly 2023

I nuovi trend, dicevamo. Il più eclatante è stato senz’altro l’arretramento, in termini di export italiano, del vino rosso rispetto ai vini frizzanti, bianchi o rosé che siano. L’Osservatorio UIV-Vinitaly, analizzando i dati di esportazione del periodo 2016-2022, ha stimato che il calo dei rossi è dell’11%, a cui corrisponde l’aumento dell’esportazione di vini bianchi e frizzanti del 4%, mentre del 3% i vini rosé. Chiude sempre in aumento la produzione degli spumanti italiani nel 2022: 978 milioni di bottiglie.

Non è mancato lo spazio per la grappa: dal convegno organizzato dal Consorzio di Tutela della Grappa è emerso che, nel 2022, il mercato ha registrato un’ottima crescita nell’ambito dell’export, soprattutto negli Stati Uniti, e che nel 2023 le prospettive sono interamente positive.

Il tema della sostenibilità

A Vinitaly 2023 un occhio di riguardo lo ha ovviamente meritato la sostenibilità: da sempre il mondo enologico è ben attento al rapporto con la natura. Ne sono testimoni le sempre più numerose iniziative delle aziende che propongono il tappo Stelvin a vite. Oltre a garantire una perfetta conservazione del vino e, al contempo, un buon livello di evoluzione, questa scelta denota un rispetto per la sempre maggior carenza di sughero – considerando anche poi i costi e i consumi di lavorazione e trasporto. Simile per certi versi un altro argomento discusso: il riuso in termini di imbottigliamento: a partire dal 2023 spicca la proposta di riciclo di 5-10 bottiglie su 100 sul mercato europeo.

Il dilemma dei vini dealcolati

Si tratta di un argomento spinoso emerso sempre durante Vinitaly 2023 e che abbiamo affrontato tangenzialmente in precedenza sul nostro blog. Al momento, nonostante lo scetticismo dei produttori, il consumo generale di questi prodotti aumenta, il che è un segnale. I vini dealcolati, parzialmente o totalmente, sono prodotti che incontrano il favore di un’utenza sempre più salutistica e di chi gli alcolici non può assumerli (per motivi di salute o di religione).

Cominciamo a riflettere sul fatto che si tratta di un mercato che non si sovrappone ma si somma a quello dei consumatori di vino, e che le aziende potrebbero cogliere come opportunità e non come minaccia, andando a infilarsi in una fetta di mercato che, al momento, è in mano al settore delle bevande e dei soft drink.

Anche in questo caso, la politica si affaccia sul mondo dell’enologia, come testimoniato dall’impasse che si vive a Bruxelles durante i tavoli di discussione che però non riescono a raggiungere un accordo su una regolamentazione che metta d’accordo tutti i paesi membri.

Uno dei motivi è senz’altro l’opportunità o meno di riconoscere a questi prodotti l’appartenenza alla famiglia dei vini, di cui potrebbero non essere titolati a portare il nome. Così come sono in dubbio altri aspetti normativi, in particolare l’ipotesi di estendere la produzione dei dealcolati oltre ai vini da tavola anche ai vini DOP e IGP.

Il futuro

Concludiamo con quelle che sono le prospettive e le previsioni per il 2023. Due aspetti da considerare sono i costi, soprattutto del vetro, che continuano ad avere un trend ascendente; il secondo riguarda il comportamento dei consumatori. L’inflazione e l’aumento del costo della vita costringono gli acquirenti a rinunciare ai beni non indispensabili, mentre il mercato dei vini di lusso non conosce, perché orientato verso un target che non ha questo tipo di problemi. Il rallentamento economico continua a minacciare anche il settore enologico, ma una crescita del PIL oltre le aspettative potrebbe rivelarsi un fattore determinante per la crescita – il tutto ovviamente in assenza della minaccia di una nuova guerra o dell’inasprimento di quella in atto.