Annidato nel cuore dell’Europa, all’estremità nord-orientale della nostra penisola, il Trentino Alto-Adige è un territorio sano, ricco, austero e nobile. Non stupisce quindi che i frutti di questa terra producano vini altrettanto importanti. In particolare, i vini dell’Alto Adige sono dei gioielli prodotti nonostante la superficie vitata sia ridotta: meno di 5.400 ettari distribuiti su zone climatiche più disparate, con quote che vanno dai 200 ai 1.000 metri sul livello del mare, di cui il 60% è dedicato a uve bianche delle quali Pinot grigio, Pinot bianco e Gewürztraminer sono gli alfieri più importanti, seguiti a ruota da Sauvignon, Müller-Thurgau e Riesling, giusto per citare i più famosi, senza tralasciare Kerner, Grüner Veltliner e Sylvaner

Alla scoperta dello Chardonnay e del Riesling

Tra le “stelle bianche” di questo firmamento enologico spicca lo Chardonnay, un vino bianco altoatesino il cui sviluppo è letteralmente esploso negli anni 80. Acido ma raffinato, stupisce con i sentori di frutta tropicale, vaniglia e burro e può presentarsi in due varianti principali: quella più fresca e fruttata, che affina unicamente in acciaio, e quella dalle caratteristiche più complesseottenute grazie all’invecchiamento in botte.

Un’altra stella è senz’altro il Riesling. La terra d’origine di questo vino è la Germania, dove ricopre gran parte delle aree vitate già dal XV secolo. Diffusosi poi in Alto Adige grazie alla somiglianza delle caratteristiche del terreno e del clima con la zona di provenienza, insieme allo Chardonnay, è considerato il più nobile dei vitigni bianchi e questo grazie alla peculiarità del vino che produce: dal colore giallo paglierino con tipiche sfumature verdi, è salino e persistente al palato e ha pronunciati profumi agrumati e raffinati. Ciò che però lo rende davvero unico sono le note di idrocarburi: se i termini “benzina” e “cherosene” mal si adattano a descrivere un vino, sono proprio questi gli aromi che contraddistinguono il Riesling e che lo rendono così particolare.

Selvaggio come il Sauvignon

Un vino bianco dell’Alto Adige che non possiamo non citare è il Sauvignon. Originario dell’area di Bordeaux, trae il nome dal termine sauvage, selvaggio, che ben descrive la zona di cui è autoctono. Importato in Italia, in Friuli per la precisione, durante la dominazione asburgica, ha dimostrato un’ottima attitudine all’adattamento che lo ha reso uno dei vitigni a bacca bianca più diffusi nel mondo. Per questo motivo ne esistono numerosissime varietà che, a seconda del tipo di suolo, clima, zona produttiva e metodo di vinificazione, possono presentare caratteristiche molto diverse. Il denominatore comune di questi vini dell’Alto Adige resta il grande impatto che ha al naso e al palato: fruttato e aromatico, regala sentori di peperone ed erba falciata ed è dotato di una spiccata acidità molto apprezzata e appropriata per questo tipo di vino. Una curiosità: lo si consuma quasi sempre entro l’anno di produzione, in quanto un invecchiamento ulteriore non ne cambia sensibilmente le caratteristiche organolettiche.

I nomi più famosi: Gewürztraminer e Müller Thurgau

I veri principi tra i bianchi altoatesini sono però due vini che vanno spesso a braccetto, complice senz’altro la vicinanza geografica della zona produttiva (Bassa Atesina e Oltradige), ma anche l’alto blasone di cui sono ambasciatori e forse anche il nome, straniero e altisonante. Parliamo naturalmente del Gewürztraminer e del Müller Thurgau.

Il primo, noto anche come Traminer aromatico (gewürz significa spezia in tedesco), deve il suo nome dalla zona produttiva, quella cioè del lago di Termeno, nella Bassa Atesina. Vitigno a bacca rosa, può essere vinificato in purezza o tagliato con altri vitigni e produce un bianco spettacolare dal colore giallo intenso, dal bouquet molto ampio e corpo assai strutturato. C’è chi lo considera il vino aromatico per eccellenza e questo per via dei sentori di petalo di rosa, garofano, spezie, canditie frutti tropicali: profumi intensi che si abbinano a un gusto dolce e deciso che ricorda l’uva dalla quale proviene, in un circolo virtuoso nel quale è piacevole perdersi.

Il Müller Thurgau prende il nome dall’agronomo svizzero Hermann Müller, originario della Turgovia (Thurgau), che nel 1822 creò questo vitigno incrociando il Riesling renano con la Madeleine Royale, un’uva da tavola. Oggi è un vitigno ormai diffuso in tutto il mondo che, in Alto Adige, viene coltivato prevalentemente in Valle Isarco, nella Bassa Atesina e in Oltradige. Dal colore bianco che tende al verdolino, a seconda del grado di maturazione il colore del Müller può arrivare al giallo paglierino mai troppo pronunciato. Al naso presenta aromi pungenti di fiori bianchi, erba e minerali, mentre al palato è fresco, vivace e agrumato, riuscendo a essere al contempo morbido e deciso.

 

Non meno famosi tra i vini bianchi altoatesini: Kerner, Grüner Veltliner e Sylvaner

OC d’eccellenza dell’Alto Adige dal 1993, il Kerner è un vitigno a bacca bianca di origine tedesca creato incrociando la Schiava Grossa e il Riesling Renano, il cui nome è dedicato al medico e poeta tedesco appassionato di vino Justinus Kerner. Predisposto alla viticoltura montana, produce un vino fresco, aromatico e speziato la cui acidità lo rende adatto alla spumantizzazione.

Il Grüner Veltliner, la varietà bianca più coltivata in Austria, è un vitigno molto antico che giunge in Alto Adige per mettere radici nella Val d’Isarco, in provincia di Bolzano. Il clima fresco di questa regione produce un’uva che matura intorno all’inizio di ottobre e regala un vito di colore giallo tendente al verde, con un gusto fruttato e floreale, un’aromaticità gentile e un’ottima acidità che rinfresca il palato, lasciandolo piacevolmente colpito da sentori di pepe bianco.

Secondo una corrente di pensiero, il Sylvaner sarebbe originario della parte centrale della valle del Reno, mentre secondo altri proviene dalla Stiria, in Austria. La seconda ipotesi sembra essere la più accreditata, in quanto recenti studi hanno dimostrato che il vitigno è frutto di un incrocio fra il Traminer e un bianco austriaco chiamato Hunnic. Ciò che c’è di sicuro è la particolarità del vino, un bianco dal colore giallo verdognolo dal profumo caratteristico che in bocca resta asciutto e gradevole, dotato di un’acidità equilibrata e leggermente amarognolo.

I vini rossi dell’Alto Adige: Schiava, Lagrein e Pinot Nero

Nonostante la maggioranza di bianchi, sarebbe però ingiusto parlare dei vini dell’Alto Adige senza nominare alcune eccellenze rosse, sulla quale spiccano la Schiava, un vitigno DOC la cui produzione avviene nella provincia di Bolzano, e il Lagrein, l’unica altra varietà autoctona tra i vini rossi dell’Alto Adige. Si tratta di un vitigno duttile, che può essere vinificato rosato (kretzer) o rosso (dunkel) e che produce un vino corposo, strutturato, dai tannini robusti smorzati poi da una lunga permanenza in botte, che porta alla mente immagini di sottobosco e sentori di pepe e spezie.

Ma il vino rosso dell’Alto Adige per eccellenza è senz’altro il Pinot Nero, o Blauburgunder, uno dei vitigni a bacca nera più nobili del mondo. Originario della Borgogna, viene coltivato in questa zona dalla metà dell’Ottocento e dà vita a vini simili per caratteristiche ai cugini francesi più rinomati: dal colore rosso rubino e dal profumo intenso di bacche rosse, violetta e garofano, ha sentori speziati di lampone, more e ciliegie.

Ma non è solo la varietà nera del Pinot a regnare incontrastata nel territorio altoatesino: la variante bianca, col suo profumo di mela e pera, è dotato di un’acidità pronunciata che la breve permanenza in botti di rovere non vuole volutamente smorzare.

Completa la famiglia altoatesina il Pinot Grigio: si tratta della varietà bianca più coltivata su questo territorio, nella zona Bassa Atesina, che regala un vino ricco, pieno, che sa di mela cotogna e fiori di tiglio. Naturalmente, anche in questo caso il posizionamento del terroir fornisce caratteristiche diverse, dalle varietà più fresche e raffinate della Val Venosta a quelle dalla spiccata mineralità della Valle dell’Adige.

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