Le 10 cose che dovete assolutamente sapere per poter apprezzare al meglio i vini rossi dell’Alto Adige.
Le temperature rigide di questo freddo gennaio invogliano a gustare un buon bicchiere di vino rosso. Per non parlare del fatto che, causa Covid, le località di montagna, tra cui il Trentino Alto Adige, sono poco raggiungibili. E la voglia di gustare prodotti tipici enogastronomici locali aumenta sempre di più.
Uniamo quindi i due indizi: montagna e vino rosso uguale vini rossi dell’Alto Adige. Prestigiosi, pieni, ricchi, perfetti compagni di serate all’insegna del buon cibo, i vini rossi altoatesini vantano una grande tradizione e sanno conquistare i winelovers dalla prima degustazione.
Scopriamo insieme le 10 cose da sapere per comprendere ancora meglio questo mondo.
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Terroir
I vigneti dell’Alto Adige si collocano ad un’altitudine compresa tra i 200 e 1000 metri, una forbice abbastanza ampia che abbraccia più tipi di terroir. Il terreno argilloso e calcareo per esempio, è ideale per la coltivazione del Gewürztraminer, mentre i terreni più caldi, ghiaiosi o sabbiosi che siano, sono più adatti al Lagrein. Più in generale, il terroir che produce i vini rossi dell’Alto Adige conferisce aromi fruttati a certi vini e ne rende altri più corposi e strutturati, sviluppano doti sorprendenti di gusto e raffinatezza.
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Varietà
Con i suoi 5.400 ettari, l’Alto Adige è la più piccola zona vitivinicola d’Italia. La regione ha un clima alpino, ma è anche fortemente influenzata dal clima mediterraneo, che nella valle dell’Adige (Bassa Atesina, Oltradige, Bolzano, Terlano, Burgraviato) arriva fino a Merano. Tutto ciò permette un gran numero di sfaccettature enologiche e lo testimoniano le 20 varietà diverse di vite che crescono sul territorio. Non solo: nell’anno 2016 sono stati prodotti 350.000 ettolitri di vino DOC, a sottolineare come la quantità non vada a discapito della qualità.
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Produzione
Le grandi cantine sociali altoatesine come Valle Isarco, Terlano, Bolzano, Tramin, Caldaro e diverse altre, hanno dato progressivamente vita a un sistema virtuoso, dove la selezione accurata delle uve e il prezzo di acquisto molto più alto della media hanno permesso di non soffocare economicamente i contadini, spingendoli a ottenere il massimo dalle loro vigne e produrre i migliori vini rossi dell’Alto Adige.
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I vitigni autoctoni
I vini rossi dell’Alto Adige provenienti da vitigni autoctoni sono due: Vernatsch e Lagrein. Il primo è presente nella regione dal XI secolo e viene coltivato nell’intera area vinicola altoatesina. Il Lagrein è invece un vino rosso originario della zona di Bolzano e, insieme alla Schiava e al Pinot Nero, è il vitigno rosso più importante della regione. Gli altri vitigni rossi coltivati in Alto Adige, oltre al già citato Pinot Nero, sono il Merlot e il Cabernet. Da sottolineare che solo il 40/45% della superficie vitata altoatesina è coltivata con vitigni da vino rosso.
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Vernatsch
Detto anche Schiava, questo vitigno predomina quantitativamente la scena. È sicuramente il vino rosso altoatesino per eccellenza e trova la sua massima espressione nel celebre Kaltersee, il vino di Caldaro, che prende il nome dal vicino lago. Fruttato e fresco, dai sentori di mandorla che variano da zona a zona, questo è un vino che riesce ancora a mantenere tenori alcolici bassi rispetto alla media, rendendolo un ottimo vino da bere da solo.
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Lagrein
Dopo una lunga assenza dalle scene, il Lagrein è riemerso per merito degli sforzi ed alla passione dei produttori locali, ma grazie anche agli stupefacenti risultati nel campo del turismo che l’Alto Adige ha ottenuto negli ultimi 20 anni. Coltivato principalmente nella conca di Bolzano, nella Bassa Atesina, in Oltradige, e nella Valle dell’Adige, il Lagrein è un vino corposo, dal colore rosso granato e dall’aroma che sa di frutti di bosco, violetta e ciliegia. La tenue acidità è bilanciata da una fresca dolcezza. Se vinificato come rosato prende il nome di Lagrein Kretzer, una particolarità a sé stante tra i vini rossi altoatesini.
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Pinot nero
Il 9% del totale della superficie vitata altoatesina è adibita a questo vitigno e, benché non sia autoctono, il Blauburgunder è senz’altro il più raffinato tra i vini rossi dell’Alto Adige.
Regina della produzione regionale di questa varietà è la storica Piana di Mazzon: 52 ettari vitati a un’altitudine compresa tra i 300 e i 450 metri. Qui il sole arriva solo in tarda mattinata, permettendo alle viti di godere di un maggiore periodo di freschezza mattutina. Questo però vuole anche dire che il sole scompare molto tardi, determinando un’immediata inversione termica.
Qui sorge la Tenuta J. Hofstätter, che da quattro generazioni produce il miglior pinot nero della zona. Gli elementi naturali, in sinergia con la passione dei viticoltori locali e quel pizzico di magia alchemica, producono il miracolo del pinot nero, in vino che al naso sprigiona un intenso profumo di bacche rosse, violetta e garofano. In bocca, avvolge il palato con vellutata eleganza che non va a discapito della presenza. Si accompagna bene alla selvaggina, alla carne di agnello e coniglio, ma non si trova a disagio con i formaggi stagionati (ma non troppo).
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Merlot
Come altre varietà bordolesi, il Merlot è arrivato in Alto Adige più di un secolo fa e si è adattato perfettamente al territorio. Viene coltivato su terreni collinari e freschi, umidi d’estate in quanto soffre la siccità. Si tratta di un vitigno dalla maturazione precoce che produce un vino dai tannini maturi, che profuma di prugna cotta e spezie, ribes e mora, mentre in bocca è rotondo e carezzevole. In cucina, si esprime bene con il vitello e il manzo, ma anche con selvaggina e formaggi stagionati.
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Cabernet
Un rosso robusto e grintoso, dalla struttura ampia e che richiede tempo per potersi esprimere al meglio. Potente e deciso, ha un carattere spiccato che mostra già alla vista, con il suo colore rubino cupo e intenso, che può arrivare fino al granato carico. Il bouquet è caratteristico, con gli aromi morbidi e pieni del ribes nero e della mora, ma anche del cacao e del tabacco, mentre in bocca è asciutto, pieno e tannico.
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Tradizioni
Una delle tradizioni legate al vino in Alto Adige è la preparazione del Törggelen. In passato tra il giorno di San Martino (11 novembre) e quello di Santa Caterina (il 25 novembre) i contadini di montagna facevano visita ai loro colleghi della valle. Venivano accolti aprendo loro le porte delle cantine, dove potevano gustare il vino nuovo e una tipica merenda dell’Alto Adige a base di speck, patate, salsicce e crauti.
Era questo un segno di gratitudine per aver concesso la possibilità di far trascorrere alle mucche l’estate sui pascoli di montagna. Proprio in queste cantine si trovava il torchio (troggl) che dà il nome alla tradizione del Törggelen. Un’ultima curiosità: dall’11 novembre, frutta e uva rimaste su alberi e viti, possono essere liberamente raccolte da tutti. In Alto Adige questa usanza prende il nome di spiegeln.