Nell’anno in corso l’Italia perde il primato produttivo, non riuscendo a raggiungere le cifre record dello scorso anno e cedendo il primato produttivo alla Francia – anche se di poco. Ma la vendemmia 2023 in Italia è andata davvero così male? Scopriamolo (spoiler: no).
I risultati della vendemmia 2023
Il paragone tra i risultati delle vendemmie, anno dopo anno, è uno degli elementi chiave per determinare lo stato di salute delle vigne di un territorio. Partendo dai grandi numeri, misurati in milioni di ettolitri, è possibile scendere nel dettaglio e analizzare i numerosi fattori che servono a interpretare meglio tali risultati.
Cominciamo col dire che la vendemmia 2023 in Italia è andata peggio di quella dell’anno precedente in termini di ettolitri raccolti: 43 milioni contro i 50 del 2022, un calo del circa il 14% che fa entrare il 2023 nel non invidiabile podio degli anni italiani peggiori della storia nell’ultimo secolo insieme al 1948, al 2007 e al 2017. Ma se il peggioramento è quantitativo, l’attesa è quella di un miglioramento di tipo qualitativo. Ma andiamo per ordine.
Le cause dei risultati della vendemmia 2023
Da un lato, una delle principali cause del peggioramento quantitativo della vendemmia 2023 in Italia è il cambiamento climatico e, più nello specifico, la complessa stagione dal punto di vista meteorologico, piagata dal maltempo e successivamente da ondate di calore. Al di là della semplice difficoltà ad entrare in vigna a causa del fango, le abbondanti piogge primaverili hanno causato il diffondersi di una pericolosa malattia, la peronospora, un microrganismo arrivato per errore nell’800 dall’America alla Francia che svuota e rinsecchisce i grappoli.
Per contro, il caldo fuori stagione dei primi giorni di ottobre ha favorito la qualità della vendemmia 2023 in Italia assorbendo l’umidità, mentre le elevate escursioni termiche tra giorno e notte hanno arricchito le proprietà organolettiche dell’uva, eliminando il rischio di ulteriori formazioni di muffe.
Proprio per questo la raccolta per il Sangiovese, il Montepulciano, i Trebbiani e i Lambrusco si è protratta fino alla fine di ottobre per le varietà tardive come Cabernet, Aglianico, Nerello, Nebbiolo e nelle zone a quote più elevate come la Valtellina e l’Etna.
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Vendemmia 2023: quali sono regioni migliori?
La vendemmia 2023 in Italia vede il Piemonte tenere la posizione in termini produttivi, mentre regioni come Lombardia, Liguria e Val d’Aosta sono in ripresa, col Veneto a fare da traino. Un nord tutto sommato ben assestato, che ci spinge a guardare più a sud per individuare le zone in perdita che trovano in Abruzzo e Molise il record delle perdite (-40/45%).
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La vendemmia 2023 di vigneti biologici
I numeri sulla produzione di vino bio ancora non sono disponibili, ma è ormai un dato che i principali cali produttivi nella vendemmia 2023 in Italia sono attesi proprio nelle regioni che vantano la maggiore incidenza di vigneti biologici. Le superfici vitate bio sono diffuse soprattutto in Sicilia, nelle Marche e in Toscana, regioni la cui incidenza di questi vini si assesta tra il 37 e il 38% sul totale della produzione regionale. Fanno seguito Calabria (32,5%), Puglia (21,5%), Basilicata (21,3%).
La vendemmia 2023 all’estero
Questo è ciò sta succedendo nella vendemmia 2023 in Italia: ma all’estero?
Il nostro competitor principale, la Francia, balza dal secondo al primo posto, con 45 milioni di ettolitri stimati, nonostante anche oltralpe debbano fare i conti con maltempo e parassiti. Ma ancora di più, con il problema opposto: la sovraproduzione di uve. Le cantine non sono mai state così piene di vino che giace dalle stagioni precedenti: 49 milioni di ettolitri. E proprio in Francia, lo Stato pagherà i viticoltori di Bordeaux per trasformare il vino in alcol, usato per detergenti e disinfettanti. Si chiama distillazione di crisi, una procedura approvata dalla Commissione europea.
Dopo la vendemmia 2023: cosa dobbiamo aspettarci?
Ma la situazione è davvero così grigia per l’Italia? No. Il nostro paese, stando al presidente dell’Unione Italiana Vini, non può più permettersi di produrre ancora 50 milioni di ettolitri e si impone una minor produzione di vino a fronte di scelte a favore della qualità.
I nostri concorrenti si stanno attrezzando: i francesi espiantano migliaia di ettari di vigneto, gli spagnoli hanno ridotto del 35% le richieste di nuovi impianti. Insomma, la frenata sulla quantità della vendemmia 2023 in Italia non incide sulla qualità. C’è anche da dire che il rallentamento della domanda interna ed estera, che sta deprimendo i listini soprattutto dei vini da tavola e degli IGT, fa soffrire la fascia bassa, mentre le bottiglie che costano di più trovano mercati aperti. Il vino diventa quindi sempre meno abitudine quotidiana a tavola e sempre più ricerca di buone bottiglie, per bere meno e meglio.