Ci avviciniamo rapidamente al periodo delle feste che, lo sappiamo bene, non si possono definire tali senza uno (o più) brindisi. Oggi approfondiamo le radici di questa tradizione, brindare alla salute: da dove nasce? Come si è tramandata nel tempo e come viene declinata nei vari paesi del mondo?

Perchè brindare alla salute?

Sul “perché” si brinda, non pensiamo ci sia bisogno di spiegazioni: per celebrare un evento, una ricorrenza, un successo, una vittoria; ma anche per augurare la stessa positività in gesti o eventi futuri. Il brindisi augurale di mezzanotte che si fa a Capodanno è forse l’esempio più comune: ci si augura che l’anno a venire sia migliore di quello passato – e mai come in questi periodi ce n’è bisogno.

Brindare alla salute (dei vivi o dei morti) è un’usanza le cui radici affondano nella liturgia religiosa, durante la quale si beveva in onore degli dèi e dei defunti versando liquidi sacri, sangue o vino, che venivano appunto offerti agli déi in cambio di un desiderio esaudito. La preghiera veniva conclusa con le parole “lunga vita” o “alla salute”.

Le origini del brindisi: prosit

La prova che il gesto di brindare alla salute sia così antico si trova nella parola che più di tutte abbiamo imparato a conoscere quando si alzano i calici: prosit. Si tratta della terza persona singolare del congiuntivo presente del verbo latino prodesse (giovare, essere di vantaggio), tradotto appunto con “che sia di beneficio/buon augurio”. Insomma, che porti bene. È evidente come rappresenti un augurio di buon auspicio fatto a un’altra persona.

Secondo gli studiosi, la parola prosit affonda le sue radici nella liturgia cristiana: al termine della messa, i devoti che avevano partecipato alla funzione, usavano questa formula augurale rivolti all’officiante. Ancora oggi, in alcune liturgie in lingua latina non è raro sentire pronunciare la parola prosit alla fine della messa. Parola che, tutt’oggi, è utilizzata in certi ambienti dagli amanti del vino, legati a radici linguistiche del proprio paese o semplicemente alla tradizione.

Brindare alla salute nel mondo

Le declinazioni regionali sono abbastanza evidenti: in olandese si dice proost, mentre in tedesco un più stringato prost. È proprio in questo territorio linguistico che vogliamo avventurarci oggi, alla scoperta dei termini più folcloristici utilizzati per brindare alla salute di chi c’è e chi non c’è.

Iniziamo con il nostro paese, l’Italia, dove il termine più comune all’atto del brindisi è cin-cin. Le origini sono, incredibile a dirsi, cinesi: deriva infatti da qǐng qǐng (pronunciato ch’ing ch’ing), che significa “prego, prego”. Usato tra i marinai di Canton come forma di saluto cordiale ma scherzoso, fu esportato nei porti europei dai marinai inglesi, che diffusero questa usanza anche nel nostro continente. Infine, è innegabile la valenza onomatopeica di questa espressione, che ricorda alla perfezione il suono prodotto dal contatto tra due bicchieri.

È bene ricordare che il Galateo boccia il cin-cin: non è buona creanza pronunciare ad alta voce questa formula durante un  brindisi, così come sbattere i calici tra loro. Anche perché, diciamocelo: l’usanza vuole che, se a un tavolo due calici si incontrano, tutti devono farlo. E allora allungati sulla tavola col rischio di sporcarti il vestito o di ribaltare qualche bicchiere, assicurati di aver toccato tutti-tutti i bicchieri, guarda negli occhi tutti gli astanti… No, decisamente meglio alzare i calici con sguardo complice e brindare alla salute!

Brindare (con moderazione) porta salute ovunque

Proprio il tema della salute ricorre anche in quasi tutte le altre forme di brindisi nelle varie lingue del mondo. Basti pensare al salud spagnolo o a la santé francese, che tutte le lingue e i dialetti circostanti hanno preso in prestito (uno su tutti, il patois valdostano), spesso abbreviato in santé e basta.

Anche il classico brindisi irlandese, sláinte, significa salute ed è usato, oltre che in Irlanda, anche in Scozia e sull’Isola di Man. Da notare come stia prendendo sempre più piede anche nella comunità degli appassionati di whisky, indipendentemente dalla loro provenienza. In irlandese, la risposta a sláinte è sláinte agatsa, che significa “anche alla tua salute”. Si discosta dalla tematica della salute il brindisi dei paesi scandinavi, skál, che significa bicchiere.

Cheers!

Nel mondo anglosassone, il brindisi (toast, esattamente come il panino) è accompagnato dalla parola cheers, che tradotto suona “alla tua buona salute”, che viene anche usato come forma di ringraziamento o di saluto.

Nelle lingue dell’est, l’espressione brindare alla salute è la stessa con lo stesso significato (alla salute), ma declinata secondo le varie regionalità linguistiche: se in serbo si dice nazdravlje, in slovacco si dice na zdravie; mentre in polacco si dice na zdrowie, in macedone si dice na zdravje. In ceco si dice na zdraví, che rappresenta una curiosità, perché è anche il nome della serie televisiva americana anni ’80 che in originale si chiamava appunto Cheers, che i cechi hanno appunto chiamato… na zdraví!

Da notare come questa espressione è anche usata dopo che qualcuno ha starnutito, esattamente come il nostro “salute” usato nello stesso frangente.

Brindare alla salute: cent’anni

Restando in tema cinematografico, non possiamo esimerci dal fare è quella tratta da Il Padrino. Nel secondo capitolo della saga, spicca una scena in cui, durante una cena, viene lanciato un brindisi con le parole “Cent’anni!”.

Per persone di estrazione culturale italiana, questa celebrazione risulterà chiara, ma la donna seduta al tavolo (che interpreta una soubrette americana) è costretta a chiedere spiegazioni. È così che scopre il significato dell’augurio di vivere cento anni. Successivamente, nel director’s cut del terzo capitolo della saga, prima dei titoli di coda, si legge a schermo: “Quando i siciliani ti augurano ‘Cent’anni’, significa ‘lunga vita’. E un siciliano non dimentica mai”.

Agenxia è al fianco di ristoranti, enoteche, wine bar e tutti gli operatori dell’Ho.re.ca per permettere ai loro clienti di brindare alla salute.