Questi acronimi, che abbiamo ormai imparato a cercare sulle etichette delle bottiglie, rappresentano una classificazione vini IGT, DOC e DOCGS che racconta in modo rapido qualcosa di più sul prodotto che stiamo comprando, guidando le nostre scelte e, in qualche modo, tutelandoci.

Prima di iniziare il nostro viaggio tra queste sigle, è bene specificare due cose. La prima è che questo sistema non identifica la qualità del vino, ma solo la sua territorialità.

La seconda è cosa si intende per “disciplinare”, una parola che useremo spesso di seguito.

Un vino pregiato che aspiri a ottenere (e mantenere) un marchio di qualità, deve rispettare con precisione i requisiti imposti da un apposito insieme di norme, definito appunto disciplinare. Più “alta” è la denominazione, più complessi, particolari e restrittivi saranno i requisiti da soddisfare.Tra questi requisiti ci sono:

  • Nome
  • Tipo di vitigno, modalità di coltivazione, potenzialità produttive
  • Zona produttiva
  • Procedura di vinificazione
  • Caratteristiche organolettiche (colore, tenore alcolico, acidità)
  • Eventuale periodo di invecchiamento

La piramide del vino

Solitamente, la classificazione dei vini italiani viene illustrata come una piramide alla cui base troviamo i vini senza denominazione di origine, soggetti a minori restrizioni ma ugualmente sottoposti ai controlli normativi in merito agli aspetti igienico-sanitari. Sono i vini più diffusi in Italia, noti come “vini da tavola”, anche se questa dicitura, presente nella precedente normativa, oggi non sia più legale per volere della Comunità Europea che ha voluto limitare le denominazioni il più possibile.

Vini IGT – Indicazione Geografica Tipica

Un gradino sopra i vini da tavola, troviamo il primo livello di classificazione, noto anche come IGP (Indicazione Geografica Protetta), come vuole la normativa europea valida per tutti i prodotti agroalimentari. L’Italia ha però deciso di lasciar scegliere i singoli produttori se usare anche la vecchia classificazione IGT come previsto dalla precedente legislazione.

In Valle d’Aosta questa classificazione può essere riportata come Vin De Pays, la categoria corrispondente in lingua francese. I vini IGP prodotto in Alto Adige invece, possono riportare la dicitura Landwein, uguale per tutti i vini prodotti in Germania e che indica una regione o una vasta zona al suo interno, con l’applicazione di un disciplinare molto generico.

I vini di questa categoria sono molto adatti alla sperimentazione di uvaggi per produrre nuovi vini grazie all’assenza di disciplinari restrittivi. Infatti, i vini IGT devono avere un minimo dell’85% di uve appartenenti alla zona di provenienza dalla quale prendono il nome. Sull’etichetta, oltre all’azienda che imbottiglia, possono comparire il territorio di provenienza, il vitigno, il colore e l’annata.

In Italia ci sono 118 denominazioni IGT, ma nonostante questa classificazione sia al livello più basso delle denominazioni, è assolutamente possibile trovare tra gli IGT grandi vini pregiati, grazie all’impegno e alla passione dei produttori.

Vini DOC – Denominazione di Origine Controllata

Sopra i vini IGT entriamo nel disciplinare della DOC. I vini di questa tipologia, che potremmo definire più territoriali, fanno riferimento a zone e vitigni tipici, tutti iscritti a un vero e proprio albo. Sono anche soggetti a regolamentazioni più rigide e strutturate, che diventano sempre più vincolante man mano che si sale verso il vertice della piramide, rappresentato dai vini DOCG.

I vini DOC devono corrispondere a severi criteri in merito al territorio di produzione, alla varietà di uve e alle loro percentuali di dosaggio, al metodo di invecchiamento e restare entro limiti ben specificati di tenore alcolico. Si può capire fin da subito che stiamo parlando di prodotti di una certa levatura: il fatto che in Italia ne siano presenti più di trecento, considerati i disciplinari restrittivi, è indice dell’alta qualità del vino prodotta nel nostro paese.

Vini DOCG – Denominazione di Origine Controllata e Garantita

La denominazione DOCGè il premio per aver rispettato ferrei criteri dell’omonimo disciplinare, che comprende tutti quelli previsti per la DOC più ulteriori restrizioni in merito alla zona e alla quantità del raccolto, al ciclo produttivo e all’imbottigliamento. I vini DOCG devono addirittura sottoporsi a una valutazione sensoriale ad opera di una giuria di esperti! È facile intuire come non siano tantissime le cantine che possono vantare vini con questo marchio.

I vini DOCG sono stati per almeno 10 anni vini DOC, categoria nella quale devono aver consolidato il proprio prestigio (in Italia e all’estero): solo grazie a un’estrema qualità, dovuta a fattori umani, storici e territoriali, questi vini riescono a ottenere l’ambita denominazione. La riprova sta nel fatto che in Italia ci sono poco meno di ottanta vini a marchio DOCG.

Classico, Riserva e Superiore

Per i vini DOC e DOCG sono previste inoltre tre ulteriori sotto denominazioni:

  • Classico: i vini che riportano questa dicitura sono stati prodotti in una sottozona di una DOC o DOCG più antica e prestigiosa del territorio circostante a cui si riferisce la denominazione.
  • Riserva: questa dicitura indica i vini DOC o DOCG invecchiati (e affinati) più a lungo rispetto a quanto previsto dal disciplinare di riferimento:
    • 2 anni per i vini rossi
    • 1 anno per i vini bianchi e gli spumanti (metodo Martinotti o Charmat)
    • 3 anni per i vini spumanti con rifermentazione naturale in bottiglia
  • Superiore: identifica vini DOC o DOCG per i quali viene stabilita una resa per ettaro inferiore almeno del 10% rispetto a quanto previsto dal disciplinare, per migliorarne le qualità organolettiche e aumentare il tenore alcolico almeno dello 0,5% rispetto allo standard di riferimento.

Classificazione vini, cosa dice l’Europa

La classificazione vini prevista dalla Comunità Europea suddivide i vini prodotti negli stati membri in due categorie fondamentali:

  • I vini non necessariamente riconducibili a specifici vitigni o a zone di produzione ben definite, non vincolati da regolamenti per la vinificazione. In definitiva, quelli alla base della piramide del vino.
  • I vini IGP e DOP (Denominazione di Origine Protetta), quelli cioè che mantengono una stretta correlazione con il territorio e che effettuano una vinificazione regolamentata.

In Italia sono state introdotte alcune varianti rispetto alle linee guida della Comunità Europea, tra cui la conservazione della denominazione IGT al posto di IGP. Ma la più importante è senz’altro l’utilizzo della classificazione DOC e DOCG al posto del marchio DOP, utilizzato nel resto della comunità.